Tabella componenti | mg per stick |
| 500 mg 50 mg 200 mg 300 mg 200mg |
COMPLICANZE della chirurgia endoscopica
anatomia della prostata
La prostata è una ghiandola presente solo nel maschio, dal peso di circa 20 grammi, situata nella pelvi al di sotto della vescica; al centro essa è attraversata dalla prima porzione dell’uretra, un piccolo condotto che porta l’urina dalla vescica
all’esterno durante la minzione.
La funzione della prostata è quella di produrre la gran parte del liquido seminale, che viene riversato nell’uretra prostatica durante l’eiaculazione. E’ quindi un organo essenziale per la funzione riproduttiva maschile. Al contrario, la
prostata non partecipa alla funzione della erezione peniena e dell’orgasmo.
Questa ghiandola può andare incontro a diverse patologie, le più frequenti delle quali sono le prostatiti, l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) ed il tumore della prostata.
cos'è la ipertrofia prostatica
L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia piuttosto comune e colpisce i soggetti di età superiore ai 40-50 anni.
Si tratta di un ingrossamento (adenoma) della parte centrale della ghiandola, che causa una modificazione di calibro dell’uretra prostatica che l’attraversa con un conseguente ostacolo al deflusso di urina al momento della minzione. Questo è il motivo della sintomatologia urinaria avvertita dai pazienti. I sintomi più frequenti sono infatti la difficoltà ad urinare, l’ipovalidità del getto urinario, l’urgenza minzionale ed il bisogno di urinare di frequente, anche durante la notte.
La malattia è progressiva, nel senso che con l’andare del tempo ad un ingrossamento progressivo della ghiandola corrisponde un aggravarsi della sintomatologia; non esiste sempre tuttavia una correlazione stretta tra dimensioni della prostata e sintomi, nel senso che ci sono anche soggetti asintomatici con una prostata molto grossa, così come soggetti con una prostata piccola che lamentano sintomi molto evidenti.
Nella fase iniziale della malattia la vescica è in grado di compensare almeno parzialmente l’ostruzione perché, essendo un muscolo, può contrarsi con maggior forza permettendo all’urina di superare l’ostacolo. Col passare del tempo, però, la vescica si sfianca e comincia a venir meno al suo compito determinando difficoltà ad urinare ed possibile ristagno di urine in vescica che può causare infezioni alle vie urinarie, molto frequenti, dovute alla presenza di batteri in vescica.
Se questa condizione non viene risolta, si può avere un danno funzionale alla vescica che può comportare, in casi estremi, la necessità di ricorrere a cateterismo vescicale definitivo.
quali esami per fare diagnosi di ipertrofia prostatica ?
•Esplorazione rettale: permette di palpare la prostata e di apprezzarne dimensioni e consistenza (una prostata dura o disomogenea può porre il sospetto per un tumore della stessa).
•Dosaggio del PSA: il PSA è una proteina prodotta dalla prostata che svolge una importante funzione per l’attività del liquido seminale. Viene dosato nel sangue dopo un normale prelievo; non è molto specifico per la malattia, ma solitamente nei pazienti affetti da IPB il suo valore risulta lievemente aumentato. Quando il PSA è aumentato è altresì indispensabile escludere la presenza di un tumore della prostata. Ricordiamo peraltro che può essere presente un tumore della prostata anche a fronte di valori normali
•Ecografia trans-rettale: si inserisce una sonda nel retto e grazie a questa si possono visualizzare direttamente la prostata e l’adenoma, e definirne in modo preciso le dimensioni e l’eventuale presenza di aree sospette o patologiche.
di PSA.
•Uroflussimetria ed Esame Urodinamico: permettono di valutare il comportamento dell’apparato urinario durante la minzione. Danno informazioni circa l’entità e la velocità del flusso dell’urina, la funzione della vescica, ed altri parametri utili a quantificare la sintomatologia del paziente. Al termine dell’Uroflussometria si può valutare anche il residuo post-minzionale, cioè la quantità di urina che resta in vescica al termine della minzione, che nel soggetto sano è nullo, mentre nel paziente affetto da IPB può raggiungere valori anche molto elevati.
•Esame delle urine: permette di evidenziare sia eventuali infezioni delle vie urinarie in corso, sia la presenza di sangue che può essere indicatore di altre patologie.
trattamenti terapeutici per la ipertrofia prostatica
Quando la malattia è in fase iniziale con sintomi irritativi e senza una chiara ostruzione urinaria, si può utilizzare una terapia medica, utilizzando farmaci che agiscono sui sintomi, migliorando cioè il flusso urinario (ad esempio i farmaci α-litici, come la Doxazosina, Alfuzosina, Tamsulosina, Terazosina) oppure quelli in grado di interferire con il processo di ingrossamento della ghiandola (gli inibitori delle 5-reduttasi, come ad esempio la Finasteride e la Dutasteride oppure alcuni derivati da vegetali come Aposer stick o Picnogen cps).
Quando invece la malattia è caratterizzata da una chiara ostruzione urinaria è indicato l’intervento chirurgico, al fine sia di risolvere i disturbi del paziente sia, più importante, di proteggere la funzionalità vescicale e renale.
Trattamento
L’intervento consiste nell’asportazione dell’adenoma, cioè di quella parte della prostata che è responsabile dell’ostruzione. Per fare ciò è possibile avvalersi di diverse tecniche chirurgiche.
Per via endoscopica:
•Resezione trans-uretrale di prostata (TURP): si inserisce uno strumento nell’uretra, si risale fino alla prostata e si procede alla resezione mediante ansa diatermica della parte centrale della ghiandola, responsabile dell’ostruzione.
•Enucleazione di adenoma prostatico con laser ad Holmio (HoLEP): è una metodica simile alla precedente con la sola differenza che l’adenoma non viene resecato, ma si procede al suo scollamento dalla capsula prostatica attraverso l’utilizzo di un laser.
Per via tradizionale, a cielo aperto:
•Adenomectomia trans-vescicale: attraverso un taglio al di sotto dell’ombelico, si raggiunge la prostata attraverso la vescica, si scolla l’adenoma dalla capsula prostatica e lo si asporta. Questa è una tecnica di chirurgia tradizionale; attualmente questo approccio è riservato esclusivamente a prostate di dimensioni molto grandi (generalmente oltre 70 gr).
Intervento Endoscopico per ipertrofia prostatica
Anestesia
Esistono due tipi di anestesia potenzialmente utilizzabili per questo tipo di intervento.
Quando le condizioni generali del paziente lo permettono la anestesia viene eseguita per via “locoregionale”, cioè mediante l’iniezione dell’anestetico a livello della colonna vertebrale (scientificamente definita come iniezione spinale). Alla anestesia loco-regionale viene a volte associata una sedazione.
Questo tipo di anestesia è caratterizzata da minore perdita ematica durante l’intervento chirurgico oltre che da una minore frequenza di trombosi degli arti inferiori o di embolia polmonare.
Qualora le condizioni del paziente non permettessero l’esecuzione di questo tipo di anestesia si preferirà eseguire un’anestesia generale tradizionale.
Tecnica chirurgica
La resezione trans-uretrale dell’adenoma prostatico è una procedura chirurgica che comporta l’asportazione, mediante affettamento con ansa diatermica, dell’adenoma prostatico.
L’adenoma viene poi analizzato dall’anatomo-patologo.
Al termine della procedura viene posizionato un catetere vescicale con o senza irrigazione endovescicale continua a seconda del quadro prostatico intra-operatorio. L’intervento dura di solito da 40 a 120 minuti, a seconda delle dimensioni dell’adenoma.
Complicanze intervento
In presenza di un normale decorso post-operatorio, la dimissione avverrà di solito nel terzo o quarto giorno successivo all’intervento, dopo la rimozione del catetere e la ripresa spontanea e valida della minzione.
Una volta rimosso il catetere vescicale possono occasionalmente (meno del 5% dei casi) insorgere difficoltà alla minzione spontanea a causa della presenza di coaguli ematici o di uno spasmo della
muscolatura dell’uretra. Può essere quindi necessario riposizionare un catetere vescicale e mantenerlo in sede per alcuni giorni.
Le possibili complicanze legate a questa procedura, oltre ai rischi generici, legati all’anestesia, sono le seguenti:
•Emorragia durante e dopo l’intervento che può richiedere il re-intervento per la diatermocoagulazione del letto prostatico (0.5% dei casi).
•Ritenzione urinaria acuta con necessità di ri-posizionamento temporaneo di un catetere uretrale (3%).
• Incontinenza urinaria di vario grado (1%).
•Emorragia tardiva, cioè 2 o 3 settimane dopo l’intervento, causata dal distacco di escare (1%).
•Sclerosi del collo vescicale: restringimento tardivo del collo vescicale che può necessitare di una ulteriore revisione endoscopica (1%).
•Stenosi dell’uretra: restringimento tardivo dell’uretra che può necessitare di una ulteriore revisione endoscopica (1%);
• Impotenza (1%).
Consigli dopo l'intervento di TURP
cosa posso mangiare dopo una turp ?
posso fare sforzi o attività fisica dopo una turp?
posso prendere farmaci se ho disturbi ad urinare dopo una turp ?
cosa fare se ho incontinenza urinaria dopo una turp?
cosa è la eiaculazione retrograda dopo turp?
in caso di infezione delle vie urinarie dopo turp come mi devo comportare ?
Alimentazione
Potete mangiare tutto quello che desiderate. E’ accettabile un moderato consumo di alcolici. Dovrete variare la vostra dieta in modo tale da evitare la stipsi. Come obiettivo dovete cercare di andare di corpo almeno una volta al giorno. Se ciò non succede potete provare bevendo olio di vaselina o utilizzando prodotti come Laevolac, Agiolax, Pursenid (raccomandiamo la lettura dei foglietti illustrativi di questi farmaci e di consultare sempre il vostro medico di medicina generale prima di utilizzare queste cure).
E’ importante bere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno per il primo mese dopo l’intervento.
Attività fisica
Dopo la dimissione potete passeggiare liberamente, salire e scendere dalle scale. Ricordate però di evitare sforzi eccessivi, come ad esempio sollevare oggetti pesanti o eseguire esercizi intensi (ginnastica, golf, tennis, corsa, bicicletta e moto, etc…) per almeno 6 settimane dall’intervento. Infatti questo è il tempo necessario perché si sviluppi un tessuto cicatriziale saldo sia a livello della ferita che nelle zone interessate dall’atto chirurgico.
Dopo 6 settimane dall’intervento, potrete riprendere tutte le attività che svolgevate prima dell’operazione.
Sintomatologia minzionale di tipo irritativo
Nei primi giorni o settimane seguenti al intervento chirurgico potrete riscontrare la necessità di urinare frequentemente, la presenza di urgenza e lieve bruciore minzionale e difficoltà ad urinare, per la quale verrà prescritta una terapia medica adeguata.
Aposer stick 1 stick ogni 12 ore per 15-20 giorni
Chinoplus 1 cpr al di per 15 giorni
Sangue nelle urine
Questo può accadere anche a distanza di parecchi giorni dall’intervento a causa della fuoriuscita di vecchi coaguli che erano presenti in vescica. Se dovesse succedere, bere molto potrà aiutare a rendere )le urine di nuovo chiare. Raramente può succedere che il paziente non sia più in grado di urinare per la formazione di nuovi coaguli: in questo caso ci si deve rivolgere al Pronto Soccorso più vicino.
IL sangue nelle urine è dovuto a lesioni dei capillari ed al processo infiammatorio innescato dalla guarigione.
Si può assumere mirtillo urologico ad alti dosaggi
MIRTIMAN compresse
2 comprese dopo colazione per trenta giorni
Incontinenza urinaria di vario grado
Alcuni pazienti lamentano una qualche perdita di urina nei primi 3/6 mesi successivi all’intervento.
Questa può manifestarsi con la semplice perdita di qualche goccia dopo uno sforzo (starnuto, tosse, etc…), oppure essere di entità maggiore e tale da terminare, in qualche caso, l’utilizzo di un pannolino.
Nella totalità dei nostri casi questa situazione è transitoria e destinata a migliorare nel tempo, fino a risolversi.
Nella nostra esperienza nessun paziente ha mai sviluppato una incontinenza urinaria definitiva.
Eiaculazione retrograda
Circa l’80% dei pazienti sottoposti a questo intervento perdono la capacità di eiaculare liquido seminale dal meato uretrale durante un rapporto sessuale; questo a causa delle alterazioni anatomiche conseguenti all’intervento a livello del collo vescicale. Il liquido seminale si raccoglie pertanto in vescica e viene eliminato durante le successive minzioni. Si sottolinea come la sensibilità durante il rapporto sessuale non cambia come non è modificata la percezione dell’orgasmo.
E’ importante ricordare che spesso una piccola quantità di liquido seminale può comunque fuoriuscire per via anterograda dal meato uretrale durante l’eiaculazione. Questo intervento quindi NON comporta una sterilità ost-operatoria.
Infezioni delle vie urinarie
Non sono infrequenti dopo un cateterismo. Si possono manifestare in svariati modi (bruciore dopo la minzione, urine torbide e maleodoranti, febbre, etc…). Se dovesse capitarvi consigliamo di eseguire un esame completo delle urine con antibiogramma e chiedere al vostro medico curante per una eventuale terapia antibiotica appropriata. Avvisateci sempre per un problema di questo tipo.
IN questi casi può essere utile:
COLIMAN compresse
2 compresse alla sera prima di andare al letto dopo aver urinato
Sedimento nelle urine
Questo può manifestarsi a causa della fuoriuscita di vecchi coaguli che erano presenti in vescica. Le urine generalmente rimangono rosse o rosate per almeno 15-20 giorni dopo la rimozione del catetere.
Una abbondante idratazione (bere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno) potrà aiutare a rendere le urine ancora chiare.